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L’anno 2020 ha rappresentato un vero e proprio “anno terribile” per il sistema produttivo italiano e in particolare per l’artigianato e le micro e piccole imprese. L’analisi delle contabilità di 12mila imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro evidenzia che l’80,8% delle imprese della manifattura e dei servizi ha registrato una perdita media del fatturato del 27,2% rispetto al 2019.
Nella manifatturiera il 78,1% delle imprese ha subito una riduzione media del 26,2% ma vi sono comparti nei quali questa quota supera abbondantemente gli ottanta punti e la perdita è ancora più grave. Diffusa e pesante la situazione per l’81,3% delle imprese della meccanica, che produce beni strumentali per un alto numero di comparti produttivi e che è particolarmente vocato all’export, che ha perso il 24,4% soffrendo sia il crollo della domanda interna sia quello del commercio internazionale.
In media il 26% delle imprese della manifattura, il 22,6% dell’edilizia e il 23% dei servizi hanno subito nel 2020 una contrazione superiore a un terzo. Un dato che presenta un’estrema variabilità in particolare nel mondo dei servizi, dove spicca l’88,5% delle attività di trasporto persone, il 69,7% del settore dell’alloggio, il 69,2% delle attività ricreative e di spettacolo seguite dall’artistico, la ristorazione e di seguire gli altri.
La grande maggioranza delle imprese, pur avendo registrato una significativa flessione del fatturato, potrebbe rimanere esclusa dai nuovi indennizzi. Sarebbe preferibile evitare la tagliola del 33% sostituendola con un meccanismo a scalare che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo per i valori di perdita inferiore alla media.
Per questo secondo Cna il Decreto Sostegni ha ancora risorse insufficienti. “Finalmente - precisa il direttore della Cna Picena, Francesco Balloni - sono stati superati i codici Ateco, come chiedevamo da un anno, ma la soglia del 30% del calo di fatturato è una tagliola inaccettabile che esclude oltre il 60% delle imprese: con una contrazione dei ricavi del 29,9% non si riceve nemmeno un euro di contributo. L'allungamento delle moratorie è poi un altro strumento di sostegno di vitale importanza, quindi urgono più risorse per far sì che i tempi di scadenza siano portati più avanti nel tempo. Stesso discorso per la Legge 13, strategica per la manifattura, che necessita di strumenti economici più importanti per far fronte a una platea estremamente più ampia di aziende che possono trarne benefici".
Come vivere le relazioni sociali in tempo di pandemia. Nell'incontro online con la Cna Pensionati di Ascoli Piceno hanno tenuto banco le domande, e le relative risposte professionali, che il dottor Angelomarco Barioglio, direttore di Psichiatria dell'Area vasta 5, ha fornito ai partecipanti. Allarmi, preoccupazioni e richieste di chiarimenti su come affrontare questo tempo di pandemia. Questo il filo conduttore dell'incontro cui hanno partecipato il presidente e il direttore della Cna Territoriale, Luigi Passaretti e Francesco Balloni, il presidente riconfermato di Cna Pensionati, Alvaro Cafini, la direttrice provinciale del Patronato Cna Epasa-Itaco, Annarita Pignoloni.
Al termine della seguitissima diretta online la Cna Picena ha formalizzato la composizione del nuovo gruppo di lavoro di Cna Pensionati. CAFINI ALVARO, presidente, Ascoli Piceno; CIAFFARDONI ENRICO, Ascoli Piceno; COLLETTA GIANFRANCO, Ascoli Piceno; CACCIATORI TERESA RITA. Ascoli Piceno; CORRADETTI MARIA, Venarotta; ALESSANDRONI SIMONETTA, Folignano; CARBONI PATRIZIO, San Benedetto del Tronto; COSTANTINI LUCIANO, vicepresidente, Monteprandone; CENSORI VALERIANO, Monteprandone.
La Fita, storica sigla della Cna nel mondo dell’autotrasporto, rinnova anche nel territorio Piceno il proprio gruppo di lavoro e nell’incontro online ha lanciato un appello alle istituzioni per salvare un settore strategico che nella nostra provincia in dieci anni ha perso oltre il 15 per cento delle aziende.
“In attesa dei droni, ascolto e confronto sui temi dell’autotrasporto merci e persone”. E’ stato questo il titolo in parte provocatorio che è stato affrontato negli interventi di Luciano Barattini, Portavoce nazionale Fita Cna trasporto merci e Riccardo Battisti, responsabile regionale della Fita Cna delle Marche, Roberto Grazioli, presidente della Cna Fita regionale delle Marche. Al dibattito online è intervenuto anche l’assessore regionale Guido Castelli che, tra le altre deleghe, ha quella ai trasporti e reti regionali di trasporto.
Un’occasione per condividere situazioni che, sempre più esasperate, caratterizzano il settore e per cercare insieme la ragionevolezza di proposte ed azioni in grado di affrontare alcuni dei nodi che la categoria quotidianamente si trova ad affrontare.
La preoccupazione generale è quella che, nel vedere i camion in attività, si possa pensare che, alla fine, il settore stia reggendo. Non è così, purtroppo: viaggiare con autocarri vuoti per metà o del tutto nei viaggi di rientro non solo è diseconomia, ma diventa fallimento; vedere la risalita vertiginosa del costo del gasolio che si scarica tutto sul trasportatore è una rimessa continua che si evidenza ancora di più con il lavoro, se e quando c’è, ridotto al lumicino; la paralisi del traffico per cantieri ed inefficienze del sistema della viabilità autostradale ed ordinaria è un ulteriore elemento che concorre ad appesantire un’impresa di trasporto con il rischio che, quando si parla di futuro in poche potranno vederlo.
I dati sono rappresentativi di una realtà di impresa che, se da un lato ha bisogno di ammodernamenti, dall’altro non riesce a programmare il futuro e gli investimenti. Se poi si dovesse eliminare il recupero delle accise, un parziale rimborso del maggior costo, oltre il costo industriale, che mette l’Italia ai primi posti per il prezzo di gasolio in Europa, allora sarebbe la disfatta per la maggior parte delle imprese.
Le tre realtà provinciali sono tutte caratterizzate, come la regione Marche, dal segno meno nel confronto dei dati al 28 febbraio 2021 rispetto alla stessa data del 2011: un periodo di osservazione di 10 anni che non lascia troppo spazio alla fantasia e che ha dinamiche negative differenti nei tre territori provinciali osservati.
C’è una perdita di peso specifico del segmento trasporto nel quadro delle singole economie provinciali che va ben indagata per garantire la tenuta di un settore che resta fondamentale per far girare l’economia.
Al termine della parte convegnistica, la Fita Cna di Ascoli ha proceduto al rinnovo dei quadri dirigenti e dei rispettivi gruppi di lavoro territoriali, come previsto dal rinnovato statuto Cna, alla presenza del presidente territoriale Autotrasporto Barbara Pietrolungo e del settore Trasporto persone, Deborah Caioni.
IL NUOVO GRUPPO DI LAVORO DELLA FITA CNA ASCOLI PICENO
Grazioli Roberto, consigliere, San Benedetto Del Tronto; Capriotti Gianni, consigliere, Castignano; Di Mattia Enio, consigliere, San Benedetto Del Tronto; Petrucci Domenico, consigliere, Arquata Del Tronto; Gianpietro Amadio, consigliere; Domenico Ceroni, consigliere, Montefiore dell’Aso; Barbara Pietrolungo; presidente trasporto merci, Colonnella; Caioni Deborah, presidente trasporto persone, San Benedetto del Tronto; Trebaldi Carlo, consigliere, Ascoli Piceno; Ciarrocchi Vincenzo, consigliere, Monsampolo; Incicco Fabrizio, consigliere, San Benedetto Del Tronto; Settimi Luca, consigliere.
Stranieri, molti dall'Est europeo, a luglio. Parecchi italiani ad agosto. Punto interrogativo e forti preoccupazioni per maggio e anche per giugno. La Cna di Ascoli Piceno ha condotto un sondaggio-lampo fra i propri associati del settore alberghi, stabilimenti balneari, b&b, resort, sulle prospettive e l'andamento attuale delle prenotazioni sul fronte turismo per l'imminente stagione estiva. "Sostegni più mirati alle reali perdite - spiega Francesco Balloni, direttore della Cna Picena - e incentivi innovativi per veicolare i flussi sia di viaggiatori italiani che stranieri. C'è da lavorare urgentemente per maggio e giugno, mentre per luglio e agosto la professionalità e la voglia di fare dei nostri imprenditori sta facendo il resto. E poi settembre e ottobre, pensano al turismo balneare ma anche e soprattutto a quello che può protrarsi più tempo nella stagione, ovvero indirizzati a città d'arte e borghi tipici del nostro territorio".
Gli operatori del settore, interpellati dalla Cna Picena, hanno confermato che le prenotazioni per luglio ed agosto tengono. Ad agosto con un riproporsi massiccio della clientela nazionale. A luglio con una maggiore propensione per l'estero. E con l'Est europeo che compensa quasi totalmente la flessione Centroeuropea (Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Austria) che a oggi registrano una flessione delle prenotazioni compresa fra il 20 e il 28 per cento rispetto al periodo prepandemia.
Per il capoluogo e gli altri borghi e città d'arte del Piceno, buona parte degli operatori sono moderatamente fiduciosi e prevedono dal 65 al 70 per cento delle presenze provenienti dall'interno dei confini italiani. Mentre per l'estero deciderà, come accade da più di un anno a questa parte, l'andamento dei contagi e le relative misure antipandemia adottate dai singoli stati da qui all'estate.
Dal sondaggio Cna emerge, quasi unanimemente, grande preoccupazione per quella che in gergo turistico è da sempre definita "bassa stagione". Ancora tutto fermo per maggio ma anche per giugno. "In tali casi il sostegno alle nostre imprese - aggiunge Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli Piceno - dovrà essere ancora più forte e mirato. E questo perché nello specifico non si tratta solo di un temuto calo di presenza ma anche, visti i tempi ristrettissimi, la vendita di pacchetti turistici, anche last minute, a prezzi che rischiano di non permettere alle nostre imprese del settore nemmeno di ripagare i costi vivi delle strutture e del personale".
Sul fronte generale del sostegno alle imprese, dlla sanità, al lavoro e allo stesso turismo, la Cna "bacchetta" il vecchio continente e l’Italia per la gestione della pandemia, sotto il profilo sanitario e quello economico, e chiede un cambio di passo, a partire dai sostegni alle imprese e Recovery Plan. “Il premier Draghi – incalza Sergio Silvestrini, segretrio generale della Cna nazionale – ha promesso che quest’anno i soldi si danno e non si chiedono. E’ indispensabile spendere bene ma, nel breve, per scongiurare una catastrofe economica e sociale non vedo strumenti alternativi al debito”.
Quanto al Decreto Sostegni le risorse sono insufficienti. Finalmente, però, – è la posizione del sistema Cna – sono stati superati i codici Ateco, come chiediamo da un anno, ma la soglia del 30 per cento del calo di fatturato è una tagliola inaccettabile che esclude oltre il 60 per cento delle imprese. Con una contrazione dei ricavi del 29,9 non si riceve nemmeno un Euro di contributo. Abbiamo proposto un meccanismo a scalare degli indennizzi. Governo e Parlamento devono correggere al più presto questa grave ingiustizia.
Il Decreto, di mercoledì 7 aprile, cambia anche leggermente le regole sia per la zona rossa sia per quella arancione. Vediamole nel dettaglio.
Attualmente, si trovano in zona arancione Lazio, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Molise, Sicilia, Sardegna, Umbria, e a provincia autonoma di Bolzano. Da martedì 6, invece, ci saranno Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, provincia di Bolzano, provincia di Trento, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.
Nuova zona arancione: gli spostamenti. In zona arancione, come sempre, ci si può muovere liberamente e senza obbligo di autocertificazione all'interno del proprio comune.
Seconde case. Resta la possibilità di recarsi una seconda casa, anche se si trova in una regione in zona rossa o arancione. La seconda cosa deve essere di proprietà o affittata per un lungo periodo e prima del 14 gennaio. Deve essere vuota e può accogliere solo il nucleo famigliare: non si possono ospitare, dunque, né amici né parenti non coviventi.
Visite ad amici e parenti. A differenza della zona rossa, si prolunga la possibilità offerta durante i giorni pasquali di fare visita, una volta al giorno, ad amici e parenti. Bisogna però restare nell'ambito del comune e ci si può muovere al massimo in due persone (con figli under 14 al seguito).
Scuole. In zona arancione è consentito il ritorno in aula per tutti i ragazzi fino alla terza media compresa. Gli studenti delle superiori andranno in presenza al 50-75%. Sindaci e presidenti delle Regioni non possono decretare chiusure autonome di ordini scolastici.
Negozi aperti. Tutti i negozi sono aperti, anche quelli di abbigliamento di altre categorie merciologiche considerate "non essenziali" che in zona rossa sono chiusi. Nei giorni festivi e prestivi, sono chiusi i negozi all'interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, lavanderie e tintorie, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi, edicole e librerie.
Parrucchieri ed estetiste. Aperti parrucchieri, barbieri e centri estetici che in zona rossa hanno dovuto abbassare le serrande.
Cinema, mostre e teatri. Le sale della cultura restano purtroppo chiuse. La loro riapertura è prevista per il momento solo in zona bianca. E per ora non è ancora prevista una data di apertura generalizzata.
Bar e ristoranti. Per bar e ristoranti resta la possibilità di lavorrare solo con l'asporto (i bar fino alle 18 e i ristoranti fino alle 22) o con le consegne a domicilio. Questo almeno per tutto aprile, poi forse conto dell'andamento pandemico potremo sperare in una revisione della regola.
Sport. Oltre a passeggiate anche in bicicletta e jogging (che possono spaziare per tutto il territorio comunale), in zona arancione sono aperti anche i centri che offrono sport individuali come il tennis, il golf o il padel. Restanto per ora chiuse palestre e piscine.
Concorsi. Indipendentemente da zona (arancione o rossa che sia), dal 3 maggio possono riprendere i concorsi: viene raccomandato di usare, se possibile, spazi all'aperto. I partecipanti devono sottoporsi al test antigenico nelle 48 ore precendenti alla prova.
Obbligo vaccinale. Anche questo non dipende dalla zona. Il nuovo Dl introduce l'obbligo a sottoporsi al vaccino anti covid per medici, infermieri, operatori socio sanitari, anche personale amministrativo. L'obbligo vale anche per i dipendenti delle Rsa (le residente per anziani) e per i centri privati. Chi non ottempera (dalla notifica ci sarà tempo 5 giorni) può essere spostato in una mansione che non prevede il contatto con altre persone. Se ciò non fosse possibile, è prevista anche la sospensione senza stipendio che però non può andare oltre alla fine della pandemia e comunque non oltre il 31 dicembre di quest'anno.
Dal ritorno a scuola in presenza ovunque fino alla prima media fino al divieto di fare visite agli amici nelle regioni in zona rossa, ad eccezione del weekend di Pasqua. E l’Italia divisa solo tra arancione e rosso per tutto il mese di aprile, anche se si può sperare in deroghe con un decisivo calo di contagi e un netto aumento delle somministrazioni del vaccino in quei territori con dati da giallo. Ecco alcune delle misure più importanti previste dal nuovo decreto legge del Governo.
SCUOLA. Si tornerà in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. I presidenti di Regione, a differenza di quanto è stato fino ad oggi, non potranno emanare ordinanze più restrittive per chiudere le scuole.
PASQUA IN ROSSO. Dal 3 al 5 aprile (come prevede già l'attuale decreto) tutta Italia sarà in zona rossa, come a Natale. Non si potrà circolare neanche all’interno del proprio comune ma è consentito, una sola volta al giorno, spostarsi in ambito regionale in massimo due persone più i minori di 14 anni conviventi per andare a trovare parenti o amici. E’ inoltre sempre possibile svolgere attività motoria, ma solo in prossimità della propria abitazione, e attività sportiva all’aperto in forma individuale.
NIENTE ZONA GIALLA. Fino al 30 aprile tutta Italia sarà in zona arancione o rossa. Il Comitato tecnico scientifico ha più volte sottolineato che le misure previste per le zone gialle hanno dimostrato «una capacità di contenere l’aumento dell’incidenza ma non la capacità di ridurla». Il decreto prevede però una verifica a metà aprile: se la situazione epidemiologica lo consentirà, si valuterà la possibilità che le zone dove la diffusione del virus è più contenuta possano tornare in giallo e, dunque, procedere ad alcune riaperture, in particolare di bar e ristoranti, cinema e teatri.
POSSIBILI DEROGHE, MA DIPENDE DA CONTAGI E VACCINI. Per quelle Regioni in arancione che però avranno dati da zona gialla sono previste possibili deroghe in base all’andamento dei dati su contagi e cifre sulle somministrazioni del vaccino, in particolare alla popolazione anziane fragile. Dunque un eventuale ritorno al giallo solo per quei territori con dati epidemiologici bassi e numeri alti delle inoculazioni.
SPOSTAMENTI. Restano vietati gli spostamenti tra le Regioni, a meno che non si abbia una seconda casa. La mobilità è consentita solo per motivi di lavoro, salute e necessità. Sarà sempre possibile rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione.
IN ZONA ROSSA STOP VISITE AD AMICI, MA A PASQUA SÌ. Nelle zone rosse non sarà consentito andare a trovare parenti o amici una volta al giorno e in massimo due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) come invece sarà permesso nel weekend di Pasqua quando tutta Italia sarà in rosso. Le visite, sempre una sola volta al giorno e sempre in non più di due persone, saranno invece consentite in zona arancione, all’interno del comune di residenza.
COPRIFUOCO. Confermato il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 5. Anche in questo caso, il divieto non vale in caso di lavoro, salute o necessità.
BAR E RISTORANTI. Restano chiusi. Possibile solo l’asporto, fino alle 18, e la consegna a domicilio, fino alle 22 e solo per i ristoranti. In caso di ripristino delle zone gialle, bar e ristoranti potranno riaprire a pranzo.
PALESTRE, PISCINE, CINEMA, TEATRI, MUSEI. Ancora niente aperture fino al 30 aprile. Se la verifica di metà mese darà esito positivo e dunque torneranno le zone gialle, si potrebbe valutare la riapertura di cinema e i teatri con le regole che erano già previste nel precedente decreto: prenotazione obbligatoria, massimo 200 spettatori al chiuso e 400 all’aperto. Possibile riapertura anche per i musei.
Sulla tavola di Pasqua torna a farsi largo la qualità artigiana. Anche per quanto riguarda i dolci: colombe, uova di cioccolato, prodotti regionali, a partire dalla pastiera di grano. A rilevarlo una indagine condotta da Cna Agroalimentare tra i propri iscritti di tutta Italia. A Pasqua si prevede che su otto tavole italiane ogni dieci venga servito un dolce. In stragrande maggioranza colombe e/o uova di cioccolato. Perlomeno una famiglia su dieci farà spazio alle tradizioni regionali. Ma a farla da padrone sarà la colomba. Un classico, ormai, ma non molto antico: conta poco più di cent’anni. Uno storico produttore milanese cominciò a sformarla nel 1919, a pochi mesi dalla fine della prima guerra mondiale, per celebrare la pace con il volatile suo simbolo. Considerata per lungo tempo la sorella povera del panettone, ha spiccato il volo diventando un must stagionale che brilla di luce propria negli anni del boom economico.
Rispetto alla Pasqua del 2019, l’ultima pre-Covid, tra i dolci da forno che finiranno sulle mense imbandite tricolori si registra un aumento del fai-da-te, testimoniato dal boom nelle vendite di farina, lievito e preparati dolciari, una tendenza esplosa nei mesi del primo confinamento e non abbandonata: ogni sito gastronomico sta proponendo le proprie ricette. Maggioritari rimangono i prodotti industriali, comunque, ma nei confronti del
drammatico 2020 quest’anno sono destinate a impennarsi le vendite di dolci artigianali, sostanzialmente azzerate lo scorso anno dalle restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie, gelaterie. Nei laboratori trionfa la colomba nella sua versione tradizionale: glassa di mandorle sottilissima, granella di zucchero e mandorle pelate a coprire un impasto a base di farina e uova, soffice, leggermente dolce, di color giallo intenso, con aggiunta talvolta di uva passa e/o frutta candita. Il plus della colomba pasquale del terzo millennio è l’utilizzo del lievito madre, che la rende più morbida e digeribile, leggermente acidula al gusto.
Rispetto al passato, inoltre, la colomba si deve anche presentare a tavola in “abito” più elegante, a cominciare dalla confezione. Ripartono alla grande anche le produzioni artigianali di uova di cioccolato, l’anno scorso ridotte al lumicino. Sono ancora lontani i livelli del 2019, ma l’uovo da prodotto per bambini conferma il proprio ruolo di dolce per tutta la famiglia. O di regalo raffinato. Per le uova, infatti, è il momento della personalizzazione. Costrette a non poter viaggiare e nemmeno a incontrarsi con amici e parenti, le famiglie, le coppie, stanno affidando agli artigiani non solo il desiderio di buono ma anche di bello, a cominciare dall’impacchettamento, talvolta in tessuto e passamanerie. Quanto alla sostanza, oramai l’uovo è sempre più proposto non solo nella versione al cioccolato al latte ma in tante varianti: cioccolato fondente, cioccolato bianco, con granella o frutta secca all’esterno, addirittura decorato con foglia d’oro alimentare. E il laboratorio è scelto anche allo scopo di permettere l’intromissione all’interno dell’uovo della “sorpresa”, magari non di eccessivo valore economico ma sicura testimonianza d’affetto, meglio se fatta su misura da artigiani artistici e tradizionali.
Il fai da te nel 2020 ha rilanciato i dolci locali tradizionali, ripresi anche nelle pasticcerie più attente ai gusti dei clienti: gubana e agnello di marzapane, ciaramicole e focacce varie e, soprattutto, la pastiera di grano. Una specialità, quest’ultima, che si è conquistata uno spazio proprio uscendo dai confini di Napoli e della Campania per diventare un dolce nazionale e da tutto l’anno, perfino in versione “semifreddo” o “gelato”. Tant’è che, a dispetto della sua complessità, la ricetta della pastiera, secondo Google Trends, è tra le più ricercate in rete.
La Cna Picena e l'agroalimentare: riaprire in sicurezza per salvare tutta la filiera. "L'evidenza epidemiologica - ribadisce Francesco Balloni, direttore della Cna Picena - non consente di imputare a bar e ristoranti e alla ristorazione in genere, la trasmissione del virus che è rimasta a livelli particolarmente elevati anche da prima di Natale, da quando queste attività sono praticamente chiuse. Nel frattempo i ristori e i sostegni per il settore sono stati del tutto inadeguati a compensare le perdite subite".
E' tempo, dunque ribadisce la Cna, di individuare un rigoroso assetto di regole, suscettibile di far ripartire in sicurezza quel sostanzioso raggruppamento di imprese che operano nel campo della ristorazione e degli eventi. L’unica richiesta che quest’ultime eccepiscono è la certezza di poter tornare a svolgere la propria attività con un certo grado di regolarità. “Le aperture ad intermittenza costituiscono un ostacolo per l’ordinaria pianificazione del lavoro, che si struttura – precisa Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena – sull’acquisto e la trasformazione di prodotti che per loro natura presentano carattere di deperibilità. Su questo ci vogliono regole precise e pianificazione di ristori anche a monte, perché se soffre il settore è una questione che riguarda tutta la filiera”.
"E' necessario - aggiunge Caterina Mancini, responsabile del settore Agroalimentare per la Cna territoriale di Ascoli Piceno - poter prevedere la separazione tra cerimonie e feste, che vengono erroneamente accomunate nelle disposizioni vigenti. Questa separazione consentirebbe di considerare correttamente la cerimonia come evento organizzato, quindi consentito in zona gialla, con l’applicazione dello specifico protocollo di sicurezza. In particolare sottolineiamo gli elementi generali di differenza: Le feste private fanno capo a persone fisiche, non si riferiscono ad un’azienda che organizza l’attività e non si riferiscono ad alcun protocollo, per cui non possono essere regolamentate; La cerimonia è un’attività organizzata, che deve sottostare ai protocolli previsti per il settore. La sicurezza della cerimonia deve essere in capo ad un’impresa che organizza e gestisce l’evento".
Queste e tante altre tematiche sono state analizzate dalla Cna Picena nell'incontro online con gli operatori del settore al quale ha partecipato, oltre alla dirigenza della Cna territoriale, il responsabile nazionale del settore Cna Alimentare, Gabriele Rotini. Francesca Petrini, presidente Cna Agroalimentare Marche, Gino Sabatini, presidente Camera di commercio delle Marche, Massimo Capriotti e Vincenzo Brutti, direttore e vice direttore territoriali di Uni.Co.
Amedeo Castelli, presidente Pastai, Antico Molino Santa Chiara, Ascoli Piceno; Stefania Ciotti, presidente Dolciari e panificatori, Forno di Pio Santamaria, Ascoli Piceno; Stefano Marini, consigliere dolciari e panificatori, Pasticceria Marini, Ascoli Piceno; Gabriella Bruni, consigliere dolciari e panificatori, Pasticceria Picena dei F.lli Bruni, Ascoli Piceno; Fabrizio Lanciotti, consigliere dolciari e panificatori, Pasticceria Dorina, Montefiore dell'Aso; Tonino Scipioni, presidente Hotel, ristoranti e catering, Donna Rosa Hotel Rstorante, Roccafluvione; Fabio Troiani, consigliere ristoratori, Hotel Ristorante Villa Pigna, Folignano; Massimiliano Nespeca, consigliere ristoratori, Osteria Cantine di Offida, Offida; Katia Stracci, consigliere ristoratori, Ristorante La Botte, Offida; Diego Talamonti, consigliere ristoratori, Haru Sushi Garage, San Benedetto del Tronto; Andrea Alfonsi, consigliere ristoratori, Valentino Resort Srl, Grottammare; Luca Pianese, presidente Stabilimenti balneari, Ristorante Sabya Beach, Grottammare.
A fronte della difficile situazione che le imprese di acconciatura ed estetica stanno affrontando la Cna nazionale - settore Benessere - ha attivato un’iniziativa congiunta con Confartigianato e Casartigiani. In particolare è stata appena lanciata una petizione (http://chng.it/kQY4SsphXp) con il duplice obiettivo di coinvolgere cittadini e imprese a sostenere la richiesta al Governo di consentire la riapertura delle nostre attività anche in zona rossa e mettere, conseguentemente, in moto una campagna con un forte impatto comunicativo.
La Cna Picena chiede con forza alle istituzioni regionali e nazionali che le attività di parrucchiere ed estetista siano consentite anche in zona rossa. Balloni, direttore della Cna Picena: "E' un settore che ha investito in sanificazione e sicurezza, quindi non può continuare a essere penalizzato con il rischio di lasciare pericolosi spazi liberi all’abusivismo incontrollato".
Intollerabile la disattenzione del Governo nei confronti delle imprese di acconciatura ed estetica – rimarca con forza il neonato gruppo di lavoro eletto in assemblea dalla Cna Picena, e che raccoglie i mestieri artigiani di parrucchiere, estetista e odontotecnico. Le disposizioni contenute relativamente alle zone rosse, che hanno confermato la chiusura dei centri estetici e addirittura revocato l’autorizzazione all’apertura dei saloni di acconciatura, concessa dagli ultimi decreti. Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano rappresentato fonte di contagio. Tali imprese garantiscono, infatti, la massima sicurezza anche per le modalità di svolgimento dell’attività: lavorando su appuntamento, non generano assembramenti.
“Regolari” in affanno e gli abusivi? La chiusura delle attività legali, inoltre, sta provocando – precisa Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena – il dilagare dell’abusivismo. Con la rischiosa conseguenza che, proprio a causa degli abusivi che operano indisturbati, senza rispettare alcun tipo di protocollo o misura di sicurezza, il virus possa diffondersi largamente e con rapidità”.
Nel frattempo le imprese regolari stanno facendo i conti con una drammatica situazione finanziaria. Il centro studi della Cna regionale delle Marche ha elaborato dati, relativi al 2020, che non lasciano dubbi della situazione pesantissima che sta vivendo il settore, in tutta Italia e nella nostra provincia. Lo studio mirato per le imprese della provincia Picena parla si un significativo calo del settore acconciatura e di un vero e proprio crollo del settore manicure e annessi.
Le responsabili Cna Benessere e sanità Ascoli Piceno Monica Fagnani e Monia Capriotti, aggiungono: “In questi giorni ci stiamo confrontando costantemente con la categoria per cercare di proporre soluzioni e cercare di far comprendere alle istituzioni che con i protocolli sulla sicurezza già molto rigidi sia i saloni degli acconciatori che i centri estetici operano nella massima regolarità e correttezza ed essere chiusi nei giorni antecedenti a festività è un grave ed ulteriore danno".
“Imporre la chiusura delle attività i benessere e sanità – conclude Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – rappresenta una condanna a morte per l’intero settore. Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto e la disperazione potrebbe scivolare lungo una china pericolosa. Chiediamo, pertanto, al Governo segnali immediati di attenzione, modificando le modalità per ottenere i contributi a fondo perduto e permettendo ad acconciatori ed estetiste di riprendere la propria attività anche in zona rossa. Vi sono attività che non rientrano nei parametri del decreto sostegno per uno o 2 punti percentuali ed essere chiusi in questa settimana rappresenta un ulteriore mazzata per l'intero settore."
Le associazioni di categoria a difesa di parrucchieri ed estetiste: “Riaprite le attività, le chiusure alimentano solo l’abusivismo”
Le attività del comparto Benessere sono in forte agitazione e le serrande abbassate in zona rossa stanno complicando una situazione già drammatica. Le associazioni di categoria da tempo denunciano un giro di illegalità che stride con gli ingenti danni economici subiti da chi rispetta la legge. Restando chiuso e pagando così il prezzo più alto.
Per questo Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo e Cna regionale Marche, Cna Ascoli Piceno, Cna Macerata, Cna Fermo si fanno megafono delle istanze proposte dai loro segretari regionali, Giorgio Cippitelli (Confartigianato) e Otello Gregorini (CNA). I quali, in una lettera congiunta ai parlamentari marchigiani, al presidente della Regione Francesco Acquaroli e al Prefetto di Ancona Antonio D’Acunto, hanno presentato una serie di considerazioni sul grave momento vissuto dalla categoria.
Le Associazioni di categoria stanno raccogliendo, ormai da mesi, lo sfogo disperato di un numero sempre più elevato di imprenditrici del settore, stremate dal prolungarsi di una situazione oggettivamente insostenibile. Da più parti prende piede la volontà di organizzare proteste organizzate.
I giudizi sono riportati sul territorio da Daniele Zucchini, Presidente regionale del settore Benessere di Confartigianato, Eleonora D’Angelantonio, Responsabile settore Benessere Confartigianato Imprese Macerata- Ascoli Piceno –Fermo, da Federica Carosi, Responsabile CNA Benessere Macerata, Laura De Simone, Presidente CNA Estetica Ascoli Piceno, e Michela Biancucci, portavoce Acconciatori CNA Fermo.
"Stando chiusi aumenta l'abusivismo - commenta Laura De Simone, presidente del mestiere Estetica per la Cna territoriale di Ascoli Piceno - mettendo a rischio la salute della persona dentro casa che non in un centro estetico dove ci siamo adeguati spendendo ulteriori soldi per gli adeguamenti igienico sanitari, per lavorare tranquilli con la massima professionalità, serietà considerando un aspetto molto importante nel nostro settore, lavorare con i presidi anche prima del covid adesso con una pandemia alziamo all'ennesima potenza l'igiene e la sanificazione. Non mancano neanche a noi le richieste di andare a casa, contravvenendo alle norme, immaginiamo quante richieste di tale genere possano avere quelli che già di base non lavorano stando dentro le regole".
L’introduzione di nuovi presidi igienico-sanitari, - prosegue la nota congiunta delle associazioni di categoria - però, si è tradotta in costi onerosi per le aziende, che tra gel, igienizzanti o contenitori isolanti si trovano a dover sborsare fra i 500 e 1.000 euro al mese. Tali spese non sono state assorbite da aiuti.
“Per questi oneri non è stato previsto alcun indennizzo - il rammarico -, tanto che gli imprenditori hanno cercato di investire di tasca propria piuttosto che alzare i prezzi dei listini. Le attività di servizio alla persona hanno registrato nel 2020 perdite medie intorno al 25% del fatturato: quindi si vedrebbero escluse addirittura dagli attuali meccanismi di ristoro. Per questo è necessario intervenire con contributi immediati, per coprire i costi fissi e i mancati incassi dovuti al non poter lavorare”.
Le associazioni stanno al contempo assistendo ad un grave fatto, visto che i provvedimenti “hanno favorito una pericolosa e dilagante offerta irregolare. Le chiusure stanno allora andando in direzione opposta: amplificano il rischio piuttosto che diminuirlo”.
Confartigianato e Cna chiedono un intervento forte ed urgente al Ministero competente, capace di invertire la rotta e “introdurre nel prossimo Dpcm un correttivo per consentire lo svolgimento delle attività di acconciatura ed estetica anche in zona rossa: l’attuale limitazione è ingiustificata, non essendoci evidente scientifiche di pericoli. Auspichiamo inoltre un adeguato controllo delle attività, convinti dell’assoluta necessità di un rispetto delle regole che preservi la salute di tutti”.
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